A Milano il partito democratico si è barricato. Tutti chiusi nelle loro stanze. Impegnati in rituali ormai incomprensibili. E i suoi possibili elettori mormorano: «Ma questi, che fanno?».
Ma non è proprio così. Esiste a Milano una ricchezza incontestabile, quel valore che circoli e associazioni hanno saputo esprimere come incubatori della politica milanese. Vicini, spesso, al partito democratico. Ma separati. Molti non ci sono più, altri fanno quel che possono. La connettività sociale, forse, non c’è più. E l’impegno – e la passione – per la città sembrano trascurati.
Siamo in una situazione di allarme. Ma Possibile va bene, è da tempo che organizza appuntamenti a ritmo serrato. Il problema è che bisogna darsi da fare e la gente arriva.
E i pigri faranno meglio a impegnarsi. Perché una democrazia vive di libere associazioni tra cittadini che discutono.
A sinistra si è perso molto. Ma in confronto al PD siamo su un altro pianeta. E’ normale che il PD, un partito che ha sfiorato alle Europee il 40 per cento dei consensi, non abbia nulla di nulla? Non un’iniziativa, non un luogo di confronto, non una proposta politica e culturale? Certo, là si parla molto di poltrone e poltroncine.
Solo dal confronto con la società può nascere una proposta credibile e ascoltata. L’associazionismo potrebbe proprio essere il ponte tra la società e l’ambiente un po’ asfittico degli attuali partiti di centrosinistra e anche delle istituzioni. Un raccordo sempre necessario.
Le associazioni, le persone, esistono soltanto qualche mese prima delle elezioni. Un peccato: il PD, si è visto a Roma, da solo non basta più. Almeno a sinistra. E’ una componente non sufficiente. Si è ormai capito che il PD non riesce a risolvere i problemi delle grandi città. Si sente un gran bisogno di una riforma della politica democratica.
Ma una somma di atomi non può fare quello che non riesce a un partito da solo. Occorre sviluppare un amalgama di gruppi e di energie. Anche perché gli individui aderiscono più volentieri a un soggetto politico come Possibile che non a un partito tradizionale come il PD. Il problema è che bisogna avere il coraggio di mescolarsi davvero. Di diventare davvero una cosa diversa da quella che ciascuno era prima.
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