E’ strano sentire per strada, nelle piazze, nelle conversazioni di piccoli gruppi, discussioni sul merito.
Facciamo un pò di chiarezza: la legge sulla Buona Scuola pensa che vi siano persone che meglio avrebbero fatto a riempire le file dei saltimbanchi, poco inclini alla cultura e incapaci di gestire le dinamiche di una classe scolastica. I buoni a nulla (come, del resto, fra i professori, i medici, gli avvocati e, sembrerà strano, anche fra gli economisti e i politici). Tutto normale, quindi? E’ buona scuola?
No: entrare nel merito è giusto, ma quello previsto dalla legge sulla buona scuola, con il Preside boss, ricorda solo l’amaro sapore gentilianio che poco ha in comune con una qualsiasi idea di pluralismo e uguaglianza.
Se fossi un professore (ops… lo sono) vorrei essere essere valutato da una commissione, non da un collega che diventa Preside boss e che incarna lo Spirito Unico Valutatore e meritocratico.
E la corte dei miracoli crescerà attorno a questo Signore: sarebbe servito da molti, ma a nessuno servirebbe. Va ricordato che da anni, ormai, il collegio dei docenti non sceglie i collaboratori del Preside, pardon, Dirigente. Ha una qualche minima senso darle/gli ancor più potere?
Perché la legge sulla Buona scuola non è intervenuta sulla burocrazia? Forse il Ministro Giannini sa quanti bravi personcine perderebbe, ma chissà, forse i buoni docenti avrebbero più tempo da dedicare a qualcosa di più importante: gli studenti. E’ più facile aggiornarsi: non mi riferisco, ovviamente all’informatica, ma ai libri. Specie chi insegna la Letteratura, l’Arte, dovrebbe avere il tempo di leggere, leggere, leggere. La fortuna di chi legge libri è che non arriva mai, è sempre in movimento, in divenire.Almeno finché non penseremo di mettere le scuole in sicurezza e ci saranno i soldi per comprare la carta igienica.
Questo è stato presentato come flessibilità ed efficienza, io credo che non sia altro che giustificare le clientele.
Cambiare si può? Sì.
Basta scendere dal divano e andare a firmare i referendum di Possibile.
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