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Democrazia (de·mo·cra·zì·a) sostantivo femminile
- Forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo, tramite rappresentanti liberamente eletti ( d. indiretta o rappresentativa ).
Democrazia diretta, forma di esercizio del potere da parte del popolo senza intermediari.
- Paese ordinato e retto da un’organizzazione democratica del potere.
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In certe occasioni è assolutamente importante adottare termini con lo scopo di risvegliare un sentimento comune di benessere, concetto da sempre molto caro ai politicanti che presentano dolori da pre-elezioni.
In alcuni casi, l’utilizzo di questi termini nasconde una volontà diversa del concetto stesso, mistificando cosi le vere intenzioni che si nascondono dietro certe azioni o, come nel caso del TTIP, Trattati.
Negli ultimi anni, la filosofia del raggirare con il sorriso è sempre più presente e diffusa e, come il marketing insegna, non è la qualità del prodotto che determina la sua riuscita, ma è come quest’ultimo sia pubblicizzato agli occhi dei consumatori che ne sancisce il successo.
In questo contesto, l’impresa interessata è l’Unione Europea e il prodotto in questione prende il nome di TTIP.
Nel 2013 l’Unione Europea decise di negoziare un accordo commerciale con gli Stati Uniti, diventato famoso con l’acronimo TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), ossia partenariato transatlantico su commercio e investimenti.
Si tratta di un accordo commerciale di libero scambio. I governi dell’UE hanno conferito alla direzione generale commercio della Commissione Europea la conduzione dei negoziati coinvolgendo il Parlamento europeo, le imprese e i sindacati, i consumatori e l’opinione pubblica.
È proprio nel 2013 che, il Presidente degli USA, Barack Obama, e l’allora Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, hanno ufficialmente avviato i negoziati sul TTIP.
Il trattato coinvolge i 50 stati statunitensi e le 28 nazioni dell’Unione Europea.
In totale coinvolge circa 800 milioni di cittadini e se si fa la somma del Pil delle “potenze” coinvolte, questo corrisponde circa al 45 % del Pil mondiale.
Il TTIP nasce con l’idea di aiutare cittadini e imprese di grandi o medie-piccole dimensioni attraverso l’apertura degli Stati Uniti alle imprese dell’Unione Europea
Altro obiettivo è la riduzione degli oneri amministrativi per le imprese che esportano e la definizione di nuove norme che rendano agevole esportare, importare e investire. I negoziati, caratterizzati dalla segretezza, sono accessibili solo ai gruppi tecnici che se ne occupano, al governo degli Stati Uniti e alla Commissione europea.
Ed è proprio la natura segreta degli accordi, a portare con sé le critiche maggiori e da più parti.
La federazione USA e l’Europa vogliono rilanciare in primis l’economia, rispondendo a situazioni di conflitto sulle nostre frontiere, adattandosi alle economie emergenti e mantenendo la nostra influenza nel mondo.
Nel documento uscito il 9 ottobre 2014, dall’Unione Europea, sono individuate tre aree principali d’intervento:
– l’accesso al mercato;
– gli ostacoli non tariffari;
– questioni normative.
Si prevede l’eliminazione dei dazi sugli scambi che riguardano merci, servizi, investimenti e appalti pubblici e sono previste misure che evitino la vendita di un prodotto sul mercato estero a un prezzo inferiore rispetto al mercato di origine. Le aziende europee potranno partecipare a gare d’appalto statunitensi e viceversa. Mentre per quanto riguarda gli investimenti è prevista l’introduzione dell’arbitrato internazionale Stato-imprese che consente agli investitori di citare in giudizio governi presso corti arbitrali internazionali.
Le voci favorevoli al TTIP sono d’accordo con lo studio principale condotto dal Center for Economic Policy di Londra, finanziato da banche internazionali, e per ovvie ragioni quindi, considerato dalle altre parti, poco credibile.
Il Center for Economic Policy Research di Londra sostiene che ci sarà un aumento del volume degli scambi e delle esportazioni europee verso gli USA, stimando anche che il Pil mondiale aumenterà, insieme al Pil dei singoli stati, perché ci saranno una maggiore concorrenza, benefici maggiori sull’innovazione tecnologica e una maggiore semplificazione burocratica, favorendo anche le imprese che operano nei due mercati. Inoltre questi accordi dovrebbero creare posti di lavoro e rilanciare la crescita nell’Unione Europa, riducendo i prezzi per i consumatori che dovrebbero scegliere tra una più vasta gamma di prodotti.
Il TTIP sarebbe a favore dell’UE nell’influenzare le regole del commercio mondiale diffondendo i suoi valori in tutto il mondo.
Associazioni come Slow Food, nei vari paesi europei e statunitensi, Greenpeace, fino a economisti e studiosi, però criticano l’accordo per la natura segreta delle trattative e per la mancanza di trasparenza.
Un punto importante, e di critica degli accordi, è garantire che i prodotti importati nell’Unione Europea rispettino gli standard europei a favore della protezione della salute e della sicurezza dei cittadini oltre che dell’ambiente, apportando altri benefici alla società.
I governi dei paesi membri dell’UE, devono mantenere pienamente il loro diritto a favore della protezione delle persone e dell’ambiente attraverso l’adozione di norme gestendo i servizi pubblici coerentemente agli obiettivi preposti.
Le Monde Diplomatique ha spiegato che ci potrebbero essere farmaci meno attendibili, un aumento della dipendenza dal petrolio, la perdita di posti di lavoro a seguito della scomparsa di norme sulla preferenza nazionale in materia di forniture pubbliche.
Da quanto emerge, le norme sarebbero solo a favore delle multinazionali e non dei consumatori.
L’Europa, dove l’agricoltura è uno dei settori economici più importanti e che fa anche da collante all’idea di Europa come Unione (basta pensare solo all’unica vera politica europea – la Politica Agricola Comune) finirebbe per entrare in crisi se non fosse più protetta.
E le imprese di piccole dimensioni non sarebbero in grado di reggere la concorrenza con le multinazionali.
I negoziati sono orientati alla privatizzazione e, quindi, potrebbero essere a rischio il welfare e settori come l’acqua, l’elettricità, l’educazione e la salute che sarebbero esposti alla concorrenza.
Ulteriormente a quanto visto è necessario soffermarsi su due aspetti molto delicati
- La segretezza delle trattative; nonostante l’importanza delle questioni regolamentate dal Trattato, queste sono state discusse in camera caritatis fra i membri del Governo Americano e la Commissione Europea minando cosi ai principi cardine delle società democratiche come la democrazia e la trasparenza.
- La parte più torbida del Trattato è senza dubbio quella relativa a l’Investor state dispute settlement (Isds). Attraverso questo punto una multinazionale o un investitore possono citare a giudizio uno stato che non abbia adempiuto ai suoi obblighi relativi al commercio e investimenti internazionali. Viene in questo senso cancellata la linea di confine fra Stati e multinazionali mettendoli alla stessa stregua.
Sorge spontaneo allora chiedersi quali motivazioni spingano l’Unione Europea a mettere a rischio la stabilità, l’economia e la salute dei suoi cittadini e se veramente questi siano in grado di esercitare i loro diritti nel dissentire qualora qualcosa o qualcuna possa vilipenderli.
La democrazia non è solamente la possibilità e il diritto di esprimere la propria opinione, ma è anche la garanzia che tale opinione sia presa in considerazione da parte del potere, la possibilità per ciascuno di avere una parte reale nelle decisioni.
Quando la dirigente della Direzione commercio della Commissione europea, Cecilia Malmström, tende a precisare che il suo mandato non arriva dal popolo europeo, un brivido dovrebbe scorrere nella schiena dei molti cittadini europei.
Questo malessere prende il nome di tirannia, e i tiranni vestono Prada sotto forma di Lobbisti nelle piazze di Bruxelles.
Quando i leader dei paesi dell’Eurozona definiscono i negoziati TTIP come promotori di nuovi e forti vantaggi economici fra Europa e America, risuona… Timeo Danaos et dona ferentes…
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